Quando parliamo di accettazione non sempre quello che intendiamo implica qualcosa di positivo. “Devi accettarlo, fa parte della vita”, “Ti conviene accettarlo, tanto non ci puoi fare nulla”. Accettare fa pensare ad un atteggiamento passivo, a qualcosa che si subisce perché non abbiamo la forza di cambiarlo, a debolezza, a rassegnazione.
La rassegnazione è quello stato mentale di rinuncia per cui ci si percepisce inerti, senza vie d’uscita. Nessuno si vorrebbe sentire così eppure capita. Capita che le esperienze della vita ci facciamo sentire che tutto va come non vorremmo e quindi siamo portati a pensare che tanto vale prenderne atto, non sprecare ulteriori energie per fare in modo che avvenga qualcosa di diverso.
L’atteggiamento mentale dell’accettazione è ben diverso da quello della rassegnazione
Accettare non significa arrendersi ma scegliere di vedere le cose per ciò che sono. Non significa darsi per vinti, optare per la via più semplice, la scorciatoia. Alle volte il difficile è proprio riuscire a vivere la vita così com’è in questo momento: prenderla per quello che ci sta dando oggi senza arrovellarsi troppo su come sarebbe potuta essere o su com’è stata fino ad ora.
In un’interessante diretta che ho seguito, Valentina Giordano, insegante di minduflness, ha riportato una citazione di Charlotte Joko Beck secondo cui “la gioia è questo momento meno la nostra opinione su come questo dovrebbe essere”. È un concetto semplice eppure estremamente potente: spesso la gioia pura di ciò che stiamo vivendo è smorzata dalle nostre aspettative, dai nostri pregiudizi, dai pensieri che facciamo su quello che stiamo vivendo. Pensieri che stendono un velo su ciò che ci circonda e non ci permette di vederlo chiaramente ed apprezzarlo.
L’accettazione non spegne i nostri desideri, la voglia di migliorarci e il cambiamento, ma allo stesso tempo ci dà la libertà di poter apprezzare ciò che viviamo così com’è. Nel modo più semplice ed immediato possibile.
La rassegnazione, al contrario, non ci fa sentire liberi da vincoli ma schiacciati ed oppressi da decisioni altrui, da circostanze che non abbiamo scelto. Ci porta ad essere spettatori e non protagonisti in grado di poter scegliere che ciò che stiamo vivendo, in fondo, va bene così com’è.
Io stessa mi sono trovata a chiedermi “ma se una cosa non mi sta bene perché dovrei accettarla? Se lo facessi vorrebbe dire che mi sono accontentata, che mi sono rassegnata”. Ma in questo pensiero era la prospettiva ad essere errata. Io scelgo di accettare ciò che è, non come rinuncia perché non posso fare diversamente, ma perché desidero vivere ciò che mi circonda in modo più chiaro e profondo.
Non sempre è necessario cambiare qualcosa, certe volte quello di cui abbiamo bisogno è semplicemente lasciare che le cose siano come sono.
Come dice Jon Kabat-Zinn, uno dei padri della Mindfulness, “accettazione significa vedere le cose così come sono nel momento presente”. Ogni giorno ci capita infatti di sprecare risorse ed energie nel negare od opporci a ciò che di fatto è, cercando di forzare situazioni a essere come vorremmo che fossero. Non è una rinuncia, il cambiamento è comunque auspicabile se c’è qualcosa che non ci fa stare bene. È il presupposto ad essere diverso: passare attraverso una fase in cui ci limitiamo ad accettare ci permette di affrontare anche il resto con un atteggiamento più sereno e paziente.
La situazione di emergenza che abbiamo vissuto in questo periodo credo ci abbia portato a fare i conti proprio con questo. Ci sono cose che sfuggono al nostro controllo, su cui al momento non abbiamo potere, ma ciò che fa la differenza è come stiamo con quelle esperienze. Il nostro modo di relazionarci ad esse, sia che siano piacevoli sia che siano spiacevoli, è qualcosa che abbiamo sempre la facoltà di scegliere.
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